Seconda domenica del Tempo Ordinario B Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Gen 15, 2015 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

1Samuele 3,3-10.19;
Salmo 39;
1Corinzi 6,13-15.17-20;
Giovanni 1,35-42

Lectio

Nelle comunità cristiane era importante chiarire quale fosse stato il ruolo di Giovanni il Battista. Giovanni fu il profeta più importante, quello che si pone come passaggio dall’Antico Testamento al Nuovo Testamento, ma egli non era il messia.
Nel brano del vangelo in questione Giovanni è l’intermediario tra Gesù ed il discepolo: Giovanni indica la strada da percorrere per giungere al messia.
Il cambio del nome da Cefa a Pietro significa il cambio di prospettiva della vita: l’uomo nuovo rinato da Cristo: il battezzato.
Ora l’uomo nuovo dovrà avere come centro della propria vita il modo di pensare del vangelo, per questo non può sottostare alla logica di usare il proprio corpo ed il corpo altrui come mero strumento di puro piacere: questa era la logica degli antichi greci e romani. Il corpo, che il Signore ha assunto per vivere su questa terra, è una delle caratteristiche della persona umana, di cui lo Spirito Santo si serve per comunicare con l’uomo e la donna. Per questo il corpo deve essere trattato con il massimo rispetto.
Anche nella prima lettura compare la funzione mediatrice: quella di Eli che indica a Samuele il metodo per ascoltare la voce del Signore.
Ogni Cristiano è mediatore per i fratelli in modo che possano ascoltare la voce del Signore.

Meditatio

Oggi uno, oppure, il problema più grave che assilla le diocesi e le comunità religiose in Italia è quello della scarsità delle vocazioni al presbiterato (= a essere ordinati preti) e alla vita comune nei vari Ordini e Congregazioni religiose maschili e femminili (a me non piace usare il termine vita consacrata perché – cfr. la Lettera agli Ebrei – esiste una sola ed unica consacrazione: quella battesimale). Il resto è ministero (= servizio). Ogni cristiano è chiamato dallo Spirito Santo a servire la Chiesa ed il mondo, a seconda del ministero, del servizio, della vocazione che lo Spirito gli ha conferito.
Il numero delle vocazioni in questi due ambiti ecclesiali, dagli anni ’70 ad oggi è, per così dire, precipitato, specialmente in ambito femminile.
Riguardo ai preti diocesani penso che si debba accentuare l’aspetto di un coinvolgimento sempre maggiore dei laici nella vita parrocchiale e diocesana: formare il laico adulto.
Significa formare dei collaboratori competenti in pastorale, in liturgia ecc…collaboratori che, perché competenti possano anche dissentire dal parroco, ma con i quali si possa ragionare da persone adulte per il bene della comunità parrocchiale.
Direi che, una volta formati tali collaboratori, questi potrebbero anche ricoprire all’interno della parrocchia tanti ruoli e far in modo che il prete si dedichi, sempre di più, a ciò che riguarda il suo campo specifico: incontro con le persone, sacramento della riconciliazione, visita ai malati, cura delle celebrazioni liturgiche ecc..
Quando il laico rimane un esecutore, oppure è un appartenente ai Movimenti dove il capo da ordini e questi sono da eseguire anche se in contrato con le linee diocesane, rimane un laico infantile, senza idee, un esecutore a livello economico e politico, ma non costruisce la Chiesa, anzi forse la demolisce…..
La creazione del laico adulto potrebbe essere una via da percorrere per un risveglio delle vocazioni al presbiterato.

Invece, per quanto concerne la vita degli Ordini e delle Comunità religiose, sono convinto che si debba raggiungere quello stato di vita che si può denominare la comunità dei fratelli.
Si tratta, in fondo, di ritornare per ogni gruppo alle origini. Infatti, se pensiamo attentamente, ogni gruppo è iniziato da persone amiche che, con il loro modo di vivere, nello stile delle prime comunità cristiane, hanno permesso allo Spirito di attirarne altri, o meglio hanno illuminato altri – come Eli ha fatto con Samuele – a discernere la voce dello Spirito che li voleva parte del loro gruppo.
Mi tornano alla mente i nomi dei primi che hanno aperto la strada al nostro carisma: Vincenzo de’Paoli, Antonio Portail, Luisa de Marillac.
Ritornando alle origini ogni comunità, lavorando nella chiesa, come direbbe Vincenzo de’Paoli – da cari amici, aiuterebbe i giovani a comprendere la voce dello Spirito Santo e discernere qual è la vocazione alla quale sono chiamati.
Io sono convinto che, anche oggi, lo Spirito chiami molti giovani ad essere preti diocesani e alla vita comune nei vari Ordini e Congregazioni ma, mancano gli intermediari. Persone felici di essere preti e di far parte della vita religiosa, che abbiano il coraggio di proporre o indicare ai giovani il loro modello di vita.
È ancora un po’ difficile uscire dal guado dei cosiddetti animatori vocazionali, oppure dei cosiddetti specialisti di pastorale giovanile.
Conosco alcune di queste persone che, almeno da trent’anni, lavorano con i giovani e che, purtroppo, sono ancora chiamate ad operare in questo settore ma…., non sono mai riuscite a far si che un giovane o una ragazza entrasse nella loro congregazione. Ah! Dimenticavo qualcuno direbbe che la vocazione la manda il Signore!! Siamo seri! Mi sembra tanto di sentire quella favola di Fedro in cui la volpe, che non arrivava a prendere il grappolo d’uva alla fine si consolava con il dire “tanto è acerba…”
Scusate della lunghezza di questa meditatio.
Buona domenica a tutti.

Prima lettura
1Sam 3,3-10.19

In quei giorni, Samuèle dormiva nel tempio del Signore, dove si trovava l’arca di Dio.
Allora il Signore chiamò: «Samuèle!» ed egli rispose: «Eccomi», poi corse da Eli e gli disse: «Mi hai chiamato, eccomi!». Egli rispose: «Non ti ho chiamato, torna a dormire!». Tornò e si mise a dormire.
Ma il Signore chiamò di nuovo: «Samuèle!»; Samuèle si alzò e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Ma quello rispose di nuovo: «Non ti ho chiamato, figlio mio, torna a dormire!». In realtà Samuèle fino allora non aveva ancora conosciuto il Signore, né gli era stata ancora rivelata la parola del Signore.
Il Signore tornò a chiamare: «Samuèle!» per la terza volta; questi si alzò nuovamente e corse da Eli dicendo: «Mi hai chiamato, eccomi!». Allora Eli comprese che il Signore chiamava il giovane. Eli disse a Samuèle: «Vattene a dormire e, se ti chiamerà, dirai: “Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta”». Samuèle andò a dormire al suo posto.
Venne il Signore, stette accanto a lui e lo chiamò come le altre volte: «Samuéle, Samuéle!». Samuèle rispose subito: «Parla, perché il tuo servo ti ascolta».
Samuèle crebbe e il Signore fu con lui, né lasciò andare a vuoto una sola delle sue parole.

Salmo responsoriale
Sal 39
Rit.: Ecco, Signore, io vengo per fare la tua volontà.

Ho sperato, ho sperato nel Signore,
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Mi ha messo sulla bocca un canto nuovo,
una lode al nostro Dio.

Sacrificio e offerta non gradisci,
gli orecchi mi hai aperto,
non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato.
Allora ho detto: «Ecco, io vengo».

«Nel rotolo del libro su di me è scritto
di fare la tua volontà:
mio Dio, questo io desidero;
la tua legge è nel mio intimo».

Ho annunciato la tua giustizia
nella grande assemblea;
vedi: non tengo chiuse le labbra,
Signore, tu lo sai.

Seconda lettura
1Cor 6,13-15.17-20

Fratelli, il corpo non è per l’impurità, ma per il Signore, e il Signore è per il corpo. Dio, che ha risuscitato il Signore, risusciterà anche noi con la sua potenza.
Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Chi si unisce al Signore forma con lui un solo spirito. State lontani dall’impurità! Qualsiasi peccato l’uomo commetta, è fuori del suo corpo; ma chi si dà all’impurità, pecca contro il proprio corpo.
Non sapete che il vostro corpo è tempio dello Spirito Santo, che è in voi? Lo avete ricevuto da Dio e voi non appartenete a voi stessi. Infatti siete stati comprati a caro prezzo: glorificate dunque Dio nel vostro corpo!

Vangelo
Gv 1,35-42

In quel tempo Giovanni stava con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.
Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.
Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

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