Ventottesima Domenica del Tempo Ordinario A Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ott 8, 2014 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Isaia 25,6-10;
Salmo 22;
Filippesi 4,12-14.19-20;
Matteo 22,1-14

Lectio

Anche questa domenica il vangelo cita il brano tratta dal profeta Isaia e proclamata nella prima lettura. Il banchetto di nozze, citato dal profeta, si realizza in Cristo, lo sposo della Chiesa. Lo Spirito Santo, con la predicazione di Paolo, ha aperto la chiesa a tutti i popoli.
Purtroppo gli invitati, che avrebbero dovuto accettare l’invito alle nozze: i capi del popolo ebraico, coloro che erano i primi, perché si consideravano i migliori, perché si erano costruiti una fama, diventano gli ultimi.
I primi sono tutti i popoli e coloro che erano considerati ultimi in Israele. Si pone in risalto, contro la mentalità religiosa ebraica, come Dio, il Padre, voglia portare tutti alla festa, quasi forzandoli.
Infine Matteo parla dell’uomo senza l’abito nuziale. L’interpretazione di questi versetti non è molto facile. Si pensa che si tratti della realtà della Chiesa, in cui si trovano coloro che accettano il vangelo, coloro che l’accettano solo in parte. Solo al termine della vita avremo la risposta di Dio verso ogni persona, anche se l’autore del vangelo di Matteo è molto severo verso coloro che hanno rifiutato l’invito alle nozze (= a seguire il Signore) e anche nei confronti di colui che si è presentato alla festa senza l’abito nuziale.

Meditatio

Cristo è lo sposo della Chiesa, cioè di tutti i cristiani. Noi da che parte ci poniamo? Da quella di Dio che desidera che tutti entrino alla festa di nozze? Dalla parte dei capi del popolo ebraico, che vogliono che ci sia una festa diversa, cioè una festa di nozze non gratuita, ma dove gli invitati sono tali, perché hanno meritato l’invito, non perché sono amati dal Padre?
Anche se siamo invitati perché amati, siamo tra coloro che si preoccupano di conservare la fama? Siamo tra coloro che amano essere visti, siamo tra coloro che amano occupare i primi posti? Cioè tra coloro non indossano l’abito nuziale.
Oppure siamo tra coloro che, nella propria umiltà, cercano il bene dei poveri, degli umili? Siamo tra coloro che prendono le difese dei poveri e degli ultimi, rischiando – alle volte – di essere anche accusati di calunniare coloro che umiliano i poveri perché si sono costruiti la fama di persone dabbene, per questo si fatica, da parte di molti, specie quelli che si ritengono intelligenti, a cogliere il loro vero volto.
Ecco se ci comportiamo da cristiani, difensori dei poveri e degli ultimi, siamo tra coloro che indossano l’abito nuziale, per partecipare alle nozze dell’Agnello.

Buona domenica.

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