Ventiduesima domenica del Tempo Oridnario A Di p. Giorgio Bontempi c.m.

da | Ago 22, 2014 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Geremia 20,7-9;
Salmo 62;
Romani 12,1-2;
Matteo 16,21-27


Lectio

Anche questo brano di vangelo ricorda, nella frase con cui si chiude il paragrafo, che la prima generazione cristiana era convinta di essere presente nel giorno del giudizio universale, che riteneva fosse imminente.
In quel giorno coloro che si saranno scandalizzati della vita di Gesù di Nazareth, in modo particolare della sua passione e morte, non saranno accolti nel regno di Dio. Saranno accolti, invece coloro che sono rimasti fedeli a Dio come gli antichi profeti; coloro che hanno subito la persecuzione e la morte per mano dei capi religiosi del popolo d’Israele e degli imperatori romani.
Questi sono i veri adoratori del Padre perché, come Cristo, si sono preoccupati quotidianamente di compierne la volontà. In questo consiste il vero culto spirituale di cui parla Paolo.

Meditatio

Ricordo ancora una volta che la concezione messianica, che Israele aveva al tempo di Gesù era la seguente: il messia sarebbe dovuto nascere in una famiglia nobile o di ricchi mercanti. Inoltre, sempre il messia, avrebbe dovuto reclutare un fortissimo esercito e conquistare il mondo in nome di Dio.

Alla luce di questa convinzione ripercorriamo la vita di Gesù di Nazareth e rileggiamo il brano evangelico di questa domenica. La considerazione di Pietro risulta quanto mai ovvia: il messia non è così, Dio non può volere tutto questo per Gesù, se egli è il messia atteso.!!
Pietro, nel vangelo, è anche simbolo della comunità cristiana, della Chiesa.
Allora l’autore del brano evangelico sembra voler ammonire la chiesa ed ogni cristiano: quando si vuole salvare la propria vita la si perde, perché si agisce al contrario di quello che fece Gesù.
Egli si pose al servizio, colui che perde la propria vita si fa servire.
Egli si preoccupò di sedere all’ultimo posto, colui che perde la propria vita invece cerca di sedersi al primo posto.
Egli insegna che è il Padre ad agire per mezzo suo, colui che perde la propria vita è abbarbicato al posto che occupa, è inamovibile, si ritiene indispensabile per il suo apostolato, per la sua parrocchia, per il suo gruppo, per la scuola in cui insegna ecc…

Auguriamoci di essere servi inutili nelle mani dello Spirito Santo per guadagnare la nostra vita.

Buona domenica.

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