Prima domenica di Quaresima B

da | Feb 25, 2012 | La Parola per la Chiesa | 3 commenti

Prima domenica di Quaresima B

Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Genesi 9,8 – 15

Dal Salmo 24

1 Pietro 3,18 – 22

Marco 1,12 – 15

 

 

Lectio

La santa quaresima ebbe origine come preparazione al Triduo pasquale. Il tempo dei 40 giorni, nel linguaggio biblico, è segno del cammino dietro al Signore, durante il quale si ascolta attentamente la sua Parola.

 

Il brano evangelico, che sarà proclamato in questa domenica, ci propone la figura del Cristo come il giusto per eccellenza, colui che è in sintonia con i giusti di cui parla la storia della salvezza, nel nostro caso ci è proposta la figura di Noè. Infatti è per la presenza dei giusti che Dio concede alla creazione di restare in vita dopo il diluvio; invece, Sodoma e Gomorra, siccome non vi erano giusti, furono distrutte.

La seconda lettura, ci mostra però come Cristo si il giusto per eccellenza, che offrela vita per tutti e instaura un nuovo rapporto tra Dio, che fa conoscere come Padre, e l’umanità, che è da Lui amata gratuitamente. Di tutto questo è testimone vivente il nuovo popolo di Dio: la Chiesa.

 

Meditatio

L’anno liturgico è quel periodo di tempo in cui la comunità e ogni singolo cristiano, con parole e gesti, testimonia la presenza del Vivente – Cristo risorto – che è venuto per annunciare che Dio è Padre, che la vita non è tolta ma trasformata; che la felicità dell’uomo consiste nel compiere la volontà del Padre e che la cosa più importante della vita è andare in paradiso.

 

Ecco perché ogni scansione dell’anno liturgico costituisce per il credente una verifica di un aspetto della vita cristiana, ricordiamo:

 

L’avvento ci verifica su questo punto: Cristo viene, quando? Ogni giorno. Dove? Nel volto dei fratelli che incontro. Lo accolgo?

 

Il tempo di natale ci verifica su questo punto: il Signore è nato in una famiglia qualsiasi, ha vissuto nella regione disprezzata dai farisei, qual’era la Galilea e, in questa nel paese di cui essi affermavano che: …da Nazareth non uscirà mai niente di buono!!

 

Apprezzo la mia vita di persona qualunque? So vivere nell’umiltà, oppure sono preoccupato di salvaguardare la fama? Sono una persona a cui interessa apparire, più che essere?.

 

La quaresima ci verifica su questo punto: quando il dolore bussa alla mia porta, sono capace di accoglierlo dalle mani di Dio? Oppure mi ribello, pretendendo d’insegnare il mestiere al Padre? Facendogli notare come una persona religiosa, onesta, laboriosa, fedele alla famiglia come me, non meritava di soffrire, anzi di essere considerata! Mentre i disonesti, i miscredenti ecc…quelli sì che vivono bene. A loro tutto riesce!

Ma il modello da seguire non era Cristo? Forse me ne sono dimenticato…..la Quaresima mi rinfrescherà la memoria.

 

Buona domenica.

3 Commenti

  1. Maria Chiara

    Reverendo Padre Giorgio,
    se “prendere il dolore dalle mani di Dio” significa cercare di comportarsi come Cristo nella sua passione,forse non vale la pena scomodare Giobbe.
    A volte proprio non capisco il linguaggio che usate voi predicatori:dite una cosa per dirne un’altra!
    Maria Chiara

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  2. Maria Chiara

    Reverendo Padre Giorgio,
    non sono per niente d’accordo quando afferma che la Quaresima è saper accogliere il dolore dalle mani di Dio…ma che Padre è mai quello che mi consegna il dolore direttamente dalle sue mani?
    Non certo il Dio Padre svelato da Gesù Cristo!
    Certo,al discepolo del Signore il dolore non è evitato,..la vita ci sorprende sempre.
    La differenza sta nel modo di affontare la vita,di viverla:se da un dolore riesco a far nascere un’amicizia, se da una fatica riesco a condividere un risultato e a essere più felice,se da una malattia riesco a capire cosa è davvere essenziale,allora avrò davvero accolto la PAROLA dalle mani di Dio e non il dolore…
    Buon cammino di Santa Quaresima.

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    • Giorgio Bontempi

      Cara Maria Chiara, il libro di Giobbe, c’insegana a “prendere il dolore dalle mani di Dio”, questo non significa che Dio cimandi il dolore, quello viene dalla vita, dalle colpe nostre e degli altri.

      <prendere il dolore dalle mani di Dio, significa cercare di comportarsi come Cristo nella sua passione: non maledire Dio per ciò che ci è capitato, ma essere sicuri che Egli ci è vicino nel dolore e che saprà scrivere dritto sulle nostre righe storte.
      Buona continuazione dl cammino quaaresimale.
      P. Giorgio

      Rispondi

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