II Domenica di Quaresima C

da | Feb 27, 2010 | La Parola per la Chiesa | 0 commenti

Seconda Domenica di Quaresima C

Ascoltate il Figlio trasfigurato


Di p. Giorgio Bontempi c.m.

Genesi 15,5 – 12.17 – 18

Salmo 26

Filippesi 3,17 – 4,1

Luca 9,28b – 36

Lectio

La trasfigurazione è un anticipo della risurrezione. I tre discepoli vedono il risorto, ma non comprendono, quello che sta capitando.

Le figure di Mosè ed Elia – che per gli ebrei simboleggiano la legge ed i profeti – significano la continuità tra l’Antico e il Nuovo Testamento.

Gesù di Nazareth vive secondo la volontà del Dio dei patriarchi: Abramo, Isacco e Giacobbe, per cui coloro che lo hanno rifiutato, crocifiggendolo, si sono contrapposti, in modo violento, al volere di Yavhè. Egli è colui che ha stipulato l’alleanza con Abramo.(Vangelo). Il termine alleanza significa: Dio si auto comunica all’uomo e questi risponde con la fede e l’obbedienza alla Parola. (1 lettura)

Colui che è l’obbediente per eccellenza è Gesù Cristo, che al termine della vita, trasformerà la nostra persona, affinché si possa condividere la vita eterna, che è la vita che tutte le persone sognano di vivere, anche senza rendersene conto. (2 lettura).

Meditatio

La trasfigurazione ci riporta alla risurrezione di Cristo e quindi alla nostra risurrezione e alla vita eterna.

Un cristiano non dovrebbe avere paura della morte, perché egli incontra il risorto nel prossimo, specialmente in coloro che sono nel bisogno..

Quando si parla d’incontro con il Risorto, non s’intende un incontro “spirituale”, secondo l’etimologia del vocabolario “suoresco/clericale”.

Questo modo di pensare ha sempre cercato di frustrare l’aspetto umano, a vantaggio di una pseudo – spiritualità, che ha creato persone con un carattere debole e, spesso, pusillanime.

L’esperienza è esperienza: l’incontro è l’incontro. Ciò significa che colui che incontra il Risorto nel prossimo vive in pienezza la liturgia e la preghiera personale, sa che il Signore, che lo ama così com’è, al termine della vita lo porterà in paradiso, e allora non teme nulla. Vive le situazioni di dolore, d’ingiustizia, di falsità, guardando alla vita del Signore Gesù, che diventa un modello per lui.

Il cristiano che incontra il Risorto, non cade nell’errore di Pietro che vorrebbe rinchiudersi nel gruppo dei “perfetti”, dei “cristianoni”, di coloro che ti aiutano, non perché sei un fratello in difficoltà, ma se fai parte del loro gruppo ecclesiale (ma si possono denominare ecclesiali alcuni gruppi, che portano avanti programmi nettamente contrari all’ecclesialità, anche se hanno ottenuto l’approvazione del Papa? Ho i miei dubbi?) e soprattutto se politicamente ti schieri dalla loro parte!!!

Colui che incontra il Risorto serve la Chiesa, specialmente nei riguardi dei poveri, non facendo preferenza di persone ma, cercando – come disse san Vincenzo de’ Paoli – di farsi perdonare, tramite il suo amore il pane che offre loro.

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